Amo il “bello”, da sempre; amo seguire l’idea di un futuro sereno per mio figlio e sono convinta che la giusta “coltura” di noi stessi e dell’ambiente che ci accoglie sia necessaria ai miei progetti: proprio per questo, ultimamente sono un po’ refrattaria all’associazione etimologica ECO/TRENDS e all’idea che il concetto di “rispetto della natura “scivoli parallelamente all’idea di “flusso e passaggio” a cui le tendenze di moda sono soggette … Ammettiamolo con trasparenza: non salviamo l’ambiente creando gioielli con materiali riciclati o tessuti hi-tech ottenuti dalla lavorazione di vecchie plastiche o materiali di scarto, MA la creatività può incanalarsi in gesti memorizzabili e utili.
Quello che, a mio avviso, può essere e rimane significativo mezzo di sensibilizzazione collettiva sul tema ambiente, acquisisce spesso una sfumatura fighetto-snob e poco fascinosa: tanta fuffa. Ai virtuosismi pseudo-artistici dell’eco-design di certe patinate trovate commerciali dai prezzi fantascientifici, preferirei un’eco-etica concreta, una linea di consumi e comportamenti che tutti potremmo iniziare a delineare a partire dalle abitudini che scandiscono il nostro personale quotidiano. Trovo più ECO_LOGICO il maestro che a scuola insegna a mio figlio a chiudere il rubinetto durante il lavaggio dei denti; è eco-logica la “siòra” che al supermercato a febbraio lascia nello scaffale le fragole spagnole eleggendo le italiane che aspetterà a Maggio, lo studente che si informa in silenzio per una tesi di ricerca sull’argomento, o lo sforzo/sfogo di un creativo che cerca un simbolo, un gesto d’arte, un significante d’impatto per poter comunicare di cuore un messaggio ben strutturato ed efficace, o l’architetto che , magari in piena maturità professionale, alla prospettiva di sguinzagliare il proprio ego a sfilare sulle passerelle di quella creatività pettinata e mondana che frizza annualmente al Salone del Mobile (NULLA contro il Salone del Mobile che visito anch’io, peraltro, ma trovo ridicole certe personalità “da” Salone del Mobile), preferisce il fascino di un testo da studiare con l’obbiettivo di formarsi eventualmente una chiara idea su quelle che possono essere soluzioni per edificare (o anche no) le nostre città con rinnovato e necessario buon senso.
una sera d'estate, Martino, scatole di dentifricio, una personale visione di New York. |
Premetto ciò perché non riesco ad affrontare il tema ambientale con superficialità come a volte vedo fare, e ancor meno, a presentare le mie creazioni come prodotti in linea con le ultime tendenze dell’eco-creatività, come inizialmente avrei potuto fare. Come ho sempre specificato, i miei lavori non nascono dall’intento di vendere ma da pura voglia e necessaria ricerca di leggerezza, gioco e colore . Sono esito di un vezzo creativo, di un tempo perso di cui ho voluto riappropiarmi con ironia, ascoltando la curiosità che nutro nei confronti dei materiali di consumo quotidiano.